Ceri – Roma

La storia di Ceri, del Santuario e della Chiesa

CERI – LA STORIA

Frazione del comune di Cerveteri in provincia di Roma, sorge su una rupe tufacea caratteristica di queste zone.

Le sue origini sono molto antiche e sembra che, dall’età protostorica a quella etrusca, sia stata un luogo sicuro per la conservazione delle sepolture, come testimoniano la Necropoli delle Fornaci (XI-X sec. a.C.), che rimanda all’Età del Ferro, e la Tomba delle Statue, (VII-VI sec. a.C.) da cui provengono le più antiche sculture etrusche conosciute. 

Caratteristica dell’epoca etrusca è la tagliata d’accesso al borgo.

Successivamente il piccolo borgo sarà insediamento romano.

L’attuale borgo si presume venga costruito nella metà dell’XI secolo quando gli abitanti di Caere, poi definita Caere Vetus (l’attuale Cerveteri), vi si trasferiscono, probabilmente a causa della malaria o per meglio difendersi in occasione delle scorrerie saracene.

In una bolla di Papa Gregorio IX del 2 agosto 1236 a favore del Vescovo di Porto e Santa Rufina, Romano Bonaventura, si fa riferimento a due luoghi già esistenti nel 1054; in particolare per Caere Nova (l’attuale Ceri) si citano “plebes et ecclesias in Caere nova” (ex registri). 

Si può supporre che anche la chiesa, inserita tra le case con la facciata che guarda ad Oriente e l’altare ad Occidente, sia stata edificata nel secolo XI.

Nello stesso periodo viene costruito anche il castello, varie volte ristrutturato, che si erige a difesa del borgo.

Verso la fine del XII secolo Ceri diviene un“forte et opulentum Castellum” della famiglia dei Normanni Alberteschi,  famiglia dell’aristocrazia romana. Nel 1347 viene assegnato a Cola di Rienzo “lo forte e opulento castello di Ceri “.

Nel 1356 la proprietà va ai Bonaventura di Trastevere e nel 1428 agli Orsini di Anguillara.

Nel 1503 Ceri subisce l’assedio di Cesare Borgia, il Duca Valentino, assedio che dura 36 giorni.

Giulio Orsini si arrende il 6 aprile 1503.

Il castello subisce danni importanti, così come le mura.

La parte meridionale della Chiesa viene quasi completamente distrutta.

Ceri va poi ai Cesi di Acquasparta e, nel frattempo eretta a Ducato, nel 1657 passa ai conti Borromeo come dote di Giovanna Cesi andata in sposa a Giulio Cesare Borromeo, nipote di San Carlo Borromeo.

Viene acquistata Il 6 maggio 1678 dal principe Livio Odescalchi; nel 1712 viene venduto di nuovo ai Borromeo e da costoro dopo quattro anni al duca Giuseppe Serra. Nel 1721 ritorna agli Odescalchi.

Nel 1833 Don Alessandro Torlonia acquista Ceri dagli Odescalchi e trasforma il borgo e l’antico castello; molte case vengono demolite per creare la piazza al centro del paese. Il castello viene ristrutturato in palazzo con giardino all’italiana e viene eretto l’arco d’ingresso alla cittadella.

Durante la seconda guerra mondiale Ceri è rifugio per molti abitanti di Cerveteri e Ladispoli.

Dopo la guerra, con la riforma agraria dell’Ente Maremma, Ceri e la campagna circostante si ripopolano di coloni.       

Parrocchia

IL SANTUARIO

Alcune fonti affermano che la chiesa sia stata dedicata all’Immacolata fin dagli inizi.

Già nel XVII secolo abbiamo una citazione de ecclesia Parochiali S.Mariae Conceptionis, in occasione delle visite pastorali a Ceri del vescovo di Porto e Santa Rufina, nel 1661 e nel 1682.

Diventerà Santuario Mariano Diocesano il 7 dicembre 1986, con il titolo di “Santuario della Madonna di Ceri”, riferito all’icona della Madonna con Bambino venerata nella chiesa.

Il titolo di “Madre di Misericordia” è attribuito il 7 aprile 1999 con un decreto che stabilisce la festa della Madre di Misericordia, Patrona della Diocesi, per il sabato seguente la festa della Natività di Maria, che è l’8 settembre.   

LA CHIESA

Si suppone che all’inizio la struttura della chiesa fosse a tre navate e copertura a capriata, con falde laterali.

Questa struttura originaria viene modificata per accogliere all’interno della chiesa le reliquie di San Felice II, Papa dal 355 al 357, che, secondo la tradizione fu relegato dall’imperatore Costanzo a Ceri “diciassette miglia lungi da Roma ed ivi subì glorioso martirio a’ 22 novembre 365”.

Per contenere queste reliquie viene costruita nel 1484 un’edicola a pianta rettangolare, con quattro colonne ioniche che reggono altrettante arcate.

L’assedio del 1503 ad opera di Cesare Borgia e relativi bombardamenti e distruzioni rendono molto probabilmente necessaria un’ulteriore completa ricostruzione della navata meridionale dell’edificio.